Lettera dal Monte Ricco
Il mio nome è Rocco.
“(7 ottobre 1918)
Ciao mama, ciao papà, vi scrivo subito perché vi ho visti come erano le vostre facce quando son partì per la guera e mi è spiaciuto tanto perché tutta la preoccupazione che c’era nei vostri occhi era anche nel mio cuore. Tutte le cose che si sentono sula guera ci sono eh! Non voglio mica contarvi storie. Ma qui sul Monte Ricco però non è proprio come dicevano a casa. Ci hanno dato un buon paio di stivali e un cappotto lungo e pesante come un’armatura che mi han detto che dopo posso anche tenerlo. La sera, dopo essere stati tutto il giorno in trincea (che poi non son mica come la raccontano) torniamo dentro e ci son delle signorine gentili che ci danno il rancio. Proprio rancio non si può dire, sembra si mangiare a casa ma come di domenica, solo che qui è ogni giorno: carne e polenta, e alla fine ci danno anche la crostata. Non so mica come fanno a trovare tutte queste cose quassù, ma credetemi che è la verità. Ho conosciuto Pietro che era alla prima elementare con me e mi ha chiesto come mai non son andato più a scuola. Gli ho raccontato dei campi e di tutte le vacche e anche delle pecore del signore che teniamo e che lui ci lascia vivere bene se teniamo tutto quanto in ordine. Ma aspettate che vi devo dire che l’altro giorno c’è stato uno che si è ferito con la baionetta e l’han portato all’infermeria con tre dottori e cinque infermiere che mi è quasi venuta voglia di farmi male da quanto si sta bene anche lì. Perciò non dovete preoccuparvi che il vostro Berto è al sicuro e che la guera non è poi così male se tenete in considerazione che ho già conosciuto un sacco di uomini come me di diciotto anni e anche di sedici. Vi abbraccio. Berto.
Reverendo sig. Arciprete. Le si comunica che il soldato Del Brusco Roberto di Matteo – 6° -alpini – Classe 1900, Distretto Militare di Belluno, è morto l’11-10-1918 alle ore 15. Dall’ospedale Militare di Auronzo. La preghiamo di partecipare alla famiglia la triste notizia. Mille ossequi.”
Questo piccolo racconto l’ho scritto per la raccolta “Belluno 15-18, lettere da e per il fronte – Storie minime bellunesi” pubblicato dall’Insolita Storia Pop Bar” di Belluno che ogni anno dal 2013 raccoglie i racconti degli avventori del bar in un piccolo libro. Ho voluto immaginare la lettera di un soldato, poco più che un ragazzo, partito per il fronte che scriveva ai propri genitori per tranquillizzarli in qualche maniera di essersi trovato suo malgrado in guerra. Il finale, con nome cambiato ovviamente, è tratto realmente da una comunicazione dell’epoca, in cui proprio l’arciprete era la persona designata a comunicare la triste notizia alla famiglia, in quanto in paese era uno dei pochi a saper leggere.